Il cimitero di Spoon River
macchina da scrivere e fili d'erba su carta velina
dimensioni: variabili (installazione a soffitto)
2010-2011
Un bimbo chiese Che cos'è l'erba?recandone a me piene mani,
Come rispondere al bimbo? Non meglio di lui so che sia.
Penso debba essere l'emblema della mia inclinazione, tessuto della verde stoffa della speranza.[...]
O ritengo sia un geroglifico uniforme,[...]
e ora mi pare la bella capigliatura intonsa delle tombe.
Da Il canto di me stesso, di Walt Withman
Ho trascritto l'intera Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters a macchina da scrivere su dei fogli di carta
velina, ogni foglio è l'epitaffio di un personaggio e contiene un filo d'erba. In questo modo ho ricomposto un
ipotetico cimitero di Spoon River, recuperando il topos della letteratura americana del prato come luogo della
morte. Il cimitero però è rovesciato, infatti qui gli epitaffi non sorgono dal pavimento come l'erba spunta dalla terra,
ma scendono dal soffitto cercando di ricreare una volta celeste fatta di parole e di persone che non ci sono più .
A child said, What is the grass? fetching it to me with full hands;
How could I answer the child? I do not know what it is, any more than he.
I guess it must be the flag of my disposition, out of hopeful green stuff woven. [...]
Or I guess it is a uniform hieroglyphic […]
And now it seems to me the beautiful uncut hair of graves.
From Walt Whitman’s “Song of myself”
I wrote out the entire text of “Spoon River Anthology” by Edgar Lee Masters with
a typewriter on tissue papers. Every paper is the epitaph of a character and contains
a blade of grass. In this way a composed an hypothetic cemetery of Spoon River,
reusing the American literature’s topos of the lawn as metaphor of dead. But here the
cemetery is upside down because the epitaphs do not come up from the ground as the
grass do, but come down from the ceiling in a way that tries to create a welkin full of
words and persons who does not exist anymore.